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Una idea di letteratura

Dettagli di un sorriso

(16 recensioni dei clienti)

12.00

“Un bolide nero, cerchi cromati, fanali a scomparsa”, nell’afa di un pomeriggio estivo, si ferma davanti a una stazione di servizio in disuso, sulla SS 131. In sottofondo alcune note di un “blues al mercurio”, veloce e ritmato: a bordo, una vecchia conoscenza e due sorprese.
Inizia così, nella raggelante atmosfera di una road novel estrema, Dettagli di un sorriso, ultima fatica del cagliaritano Gianni Zanata.

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Categoria: Product ID: 1556

Descrizione

“Un bolide nero, cerchi cromati, fanali a scomparsa”, nell’afa di un pomeriggio estivo, si ferma davanti a una stazione di servizio in disuso, sulla SS 131. In sottofondo alcune note di un “blues al mercurio”, veloce e ritmato: a bordo, una vecchia conoscenza e due sorprese.
Inizia così, nella raggelante atmosfera di una road novel estrema, Dettagli di un sorriso, ultima fatica del cagliaritano Gianni Zanata.

Come uno di quei sogni cattivi, quelli che ritornano e ti svegliano nel cuore della notte, Valdo Norman è di nuovo tra noi: è tornato, trasformato ma solo in parte, come tutti quelli che hanno qualcosa da nascondere. Un lungo flashback ci illustra – in un percorso trapunto di località sarde, losche personalità, fabbriche dismesse e riferimenti rock – in che modo Valdo sia arrivato in quella stazione di servizio, e insieme a chi. Con lo sguardo indagatore del cronista, la giusta cattiveria e un solido tasso di ironia, Zanata ci regala un affresco spietato e nero, e insieme sorridente, di una tranquilla e sorniona città affacciata sul più bel mare che c’è.
Là dove anche la morte è solo musica e tamburi, e uno sguardo di donna.

Gianni Zanata
Gianni Zanata, cagliaritano, classe di ferro ’62, è un vecchio suiveur della cronaca, della vita sociale e letteraria della sua bella città (bianca). È uno che la sa lunga ma la dice breve: esplosivo sulle corte distanze (ricordiamo le sue short in Piciocus, Caracò 2011 e La cella di Gaudì, Arkadia 2012), si rivela adesso anche un formidabile mezzofondista.
Questo noir, ironico e spietato, lo spiega meglio di cento righe in aletta.

Informazioni aggiuntive

Autore

Collana

ISBN

978-88-95166-26-1

Pagine

128

Formato

14×21

16 recensioni per Dettagli di un sorriso

  1. Bianca Mannu

    Bianca Mannu legge DETTAGLI DI UN SORRISO – romanzo di Gianni Zanata
    di Bianca Mannu, Verbi e di-verbi, 5 luglio 2016

    Non conoscevo niente dell’Autore né delle sue opere. Ora che ne ho una in mano, so ancora meno di entrambi e forse, a lettura compiuta, non saprò se mi mancava o no. Un incontro casuale, prima che col suo autore, con un suo romanzo: Dettagli di un sorriso. Un “noir”, dicono.

    Gli incontri casuali riserbano sorprese, a volte negative, a volte solo piene di punti interrogativi, perché se non hai già pronto un protocollo per la schedatura, lo scritto permane in un limbo di quesiti e saltabecca da una casella a un’altra, finché l’oblio finirà per tingerlo di una patina neutra. Ma se scrivi le tue impressioni, impressioni senza pretese, positive o negative o incerte o ambivalenti, qualcosa del testo resterà scritta dentro di te. Quale migliore omaggio all’Autore, après tout!

    Comincio, dunque, a leggere diligentemente una pagina dopo l’altra, galleggiando a pelo di discorso, fino a cogliere i segni di una geografia fisica che mi pare familiare e tuttavia aliena. Una fisicità che scorre in trasparenze discorsive contestuali, che io riscopro nella mia quotidiana esperienza come in un fondo irrisolto, che mi spinge a frugare nei circuiti narrativi e lessicali altrui – e ciò va annoverato come loro pregio – quel mio fondo che mi elegge pianta straniera, mai acclimatata del tutto nella sola terra nativa, ospite ostica. Straniera e avventizia perenne, annuso nella traspirazione di altri vegetali, locali o allogeni, i fumi delle mie vibrazioni respinte in una sorta di chimismo ancestrale.

    Il filo di Arianna per addentrarmi in questo libro dovrei cercarlo raggomitolato nel titolo. Ma questa è una tecnica di lettura che non mi si confà.

    Nella tecnica compositiva del fumetto, la rappresentazione del dettaglio racconta più di tante parole e fornisce informazioni plastiche sulla psicologia e sullo stato emotivo dei personaggi. E a furia di dettagliare la presunta unità-identità individuale s’infrange talora irreversibilmente, perciò nel fumetto nessuno muore mai davvero. Il fumetto schizofrenizza la presunta compattezza dell’altrettanto presunta realtà, assume il dettaglio a categoria esplicativa e/o motivazionale del tutto, rappresenta l’alterazione febbrile, il reale patologico. Il noir letterario corrisponderebbe a questo disegno. È a questo che il titolo, Dettagli di un sorriso, vuole alludere? Forse.

    Comincio invece come lettore ingenuo e credo che solo strada facendo perderò, se la perderò, la mia ingenuità, vera o presunta che sia.

    Ed ecco un, anzi il personaggio, Valdo, baldo e baldanzoso, tutto sciolto nella propria autocontemplazione attiva. Norman, di cognome, uomo del Nord e forse anche uomo di norma… Al tempo.

    Un personaggio alle prese con la propria schizofrenia. Giornalista sui generis, delinquente in subordine e serial killer, troneggia nel testo evocando figure di carta, spettri umani senza vapore di vita.

    Se la racconta – il Valdo-io narrante ­– questa storia senza storia, da capocomico pressoché solitario in un proscenio deserto, intento a trascinare un vuoto di senso da capitolo a capitolo. D’altronde nella follia solipsista tutto si tiene, anche il tutto di niente: ciò che è dato come la cifra dell’esistente e del pensiero che lo pensa. Questo inferisco.

    Però, da delinquente colto, il Valdo tenta persino di connettere la sua vocazione criminale con un mitico e fumoso ritorno della rimossa ferita prodotta da violenza paterna. Ci fa sapere anche che lui opta per la parte femminile, per via del giusto omaggio alla posizione ideologica progressista, lui freddo carnefice di donne! Quasi ricupero atroce di quel bimbo che anela a identificarsi con quello stesso padre feritore.

    Il “Freud” semplificato funziona sempre come passe-par-tout dell’animo più oscuro. Almeno un po’ sembra fornire spiegazioni rapide e razionali. Poi, buio.

    Ma il lato “bello” cioè “etico” del personaggio Valdo è questo: chiamarsi fuori dal suo atroce pantano e tratto tratto snocciolare, a se stesso e per noi, le sue considerazioni morali desunte, pare, dal suo tastare il polso alla “gente”, peraltro contumace, destinataria ipotetica e improbabile dei suoi motti.

    Se l’intenzione dell’Autore era quella di scattare dei flash sul vuoto umano che l’individualismo culturale planetario introduce nella crosta carnea della socialità contemporanea, anche in quella isolana – solo apparentemente fissata in immaginari modelli recessivi e rassicuranti – possiamo ammettere che vi sia riuscito. Ma a che prezzo! Al prezzo di sottrarre al lettore ogni lavoro dialettico diverso dalla meccanica che, repressa e autoalimentata, tracima verso la soluzione criminosa e la celebrazione egotistica. Ma quale crimine, poi? Si può dire crimine, e tremarne, se si continua a trafficare in un “verbale” annientamento di figurine di carta, silhouettes senza carattere, macchine per giustificare un gesto che pretende di spendersi come definitivo, letale?

    Manca il racconto, non dico verosimile, ma quello dell’inquietudine, se non della lacerazione. Insomma l’Autore-Valdo se la racconta facile. Ma in qualche tratto la parola del soliloquio, usuale, reiterata, carica di assilli e allusioni, apre un proscenio onirico “alla Beckett”, da cui fuoriesce un flusso che, per la sua indifferenza logica, per l’escussione sequenziale e talora lucidamente demenziale di asserti e marcature macroscopiche, si apre a una sorta di poesia capace di sostenere ogni gratuità, oscurità, caduta di senso.

    In fondo lo Scrittore lascia trapelare il sospetto che il dire e il fare narrati siano tutt’uno col farnetico del protagonista e con la sua sterile ansia demiurgica e punitiva, quasi da giustiziere della notte, ma senza giustizia, senza parvenza d’amore, senza riscatto possibile e senza un vero suolo di gravità. Così la sua paura e lo scambiare una maschera accosciata sui gradini di una chiesa per il fantasma d’un idolo morto. Eccolo lì il Valdo, selvatico e/o dominatore, uomo-norma del suo cerebrale proscenio.

    E lì il linguaggio ben padroneggiato dall’Autore, e venato d’ironia, si snoda veloce lungo una corsia che si staglia tra un buon italiano medio e l’inclinazione ben temperata in direzione di uno slang malavitoso, in sintonia col tempestare delle musiche di “stretta osservanza jazz”, col fluire del whisky e dei suoi fumi, omaggio all’americanismo culturale che si vende meglio del nostro vino.

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  2. Carlo Mocci

    Reading di “Dettagli di un sorriso” al Ghetto
    di Carlo Mocci

    Serata divertente e stimolante, ieri, al Ghetto degli Ebrei di Cagliari. Come conclusione del Sardigna Teatro Festival 2013, si è tenuto il recital-reading di Dettagli di un sorriso, ultimo romanzo di Gianni Zanata. Davanti a un pubblico partecipe e numeroso, ancor più se si considera la serata piovosa di anticipo di autunno, per quasi un’ora e mezzo si sono esibiti, oltre a Gianni Zanata, l’attore Gaetano Marino, che ha interpretato, più che letto, ampi stralci del romanzo, e il trombettista Mario Massa.
    Dettagli di un sorriso prosegue la vicenda di Valdo Norman e di Non sto tanto male, pubblicato nel 2011 e del quale avevo già parlato mesi fa. Scritto come il precedente sotto forma di monologo, riesce a farci vivere la follia del protagonista, Valdo, senza ricorrere a effetti speciali o a atti smaccatamente eccessivi. Per farmi capire azzardo un precedente illustre: L’uomo che guardava passare i treni di Simenon.
    Nel corso della serata, Zanata ha alternato pensieri e parole sul romanzo (genesi, collegamento con esperienze personali, curiosità) alla splendida interpretazione dell’attore Gaetano Marino, così bravo da rischiare in qualche occasione di rubare la scena all’autore; faceva da contrappunto e segnava l’atmosfera la ottima tromba di Mario Massa, con assoli toccanti e suggestivi.
    Una serata veramente piacevole, quindi, ennesima conferma (se ancora ce ne fosse stato bisogno) che la letteratura, quando non è autoreferenziale e curiale ma anzi si impasta di vita e di autoironia, è soprattutto spettacolo, festa, celebrazione della vita. Bravi.

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  3. Roberto Cherchi

    A qualcuno piace Valdo
    di Roberto Cherchi

    Valdo Norman è una carogna. Valdo Norman è un bastardo. Valdo Norman è un fottuto cocainomane. Valdo Norman è un utilizzatore finale di femmine. Valdo Norman bada solo a soddisfare gli appetiti del suo “vecchio indomabile”, come Henry Miller chiamava l’organo riproduttore maschile. Valdo Norman è un serpente che cambia pelle mantenendo intatti testa, cuore e ghiandole velenifere. Valdo Norman è la faccia oscura della luna. Valdo Norman è un finisseur del male. Valdo Norman è un eroe. E ci piace da matti.

    Avevo aspettato otto mesi e passa prima di prendere in mano Dettagli di un sorriso. Un’attesa voluta. Diffido sempre dei battage editoriali, li riconosco inevitabili ma mi danno sommamente fastidio. A scatola chiusa compro solo Montalbano (ho gusti comuni ma datati: leggevo le avventure del commissario di Camilleri già a metà degli anni Novanta, traviato dal mio professore di tesi).

    Dunque attendevo Valdo Norman al varco. La sua prima prestazione sulla pagina (Non sto tanto male) mi aveva attratto verso un territorio, quello del noir, che di solito non bazzico. Invece quella storia di un direttore di giornale col debole per il detersivo e le lavatrici mi aveva convinto. Di solito i direttori di giornale hanno passioni di altro genere: un posto in Parlamento o in consiglio regionale, una redattrice con belle gambe, gli studi di un salotto televisivo dove spiegare agli altri ciò che loro stessi non hanno capito. Valdo, no. Valdo ha l’anima del criminale. Spavaldo, sfrontato, stronzo: ma amante del bucato. Lo attendevo al varco, insieme a suo padre, il signor Gizeta.

    Dunque ieri ho preso il libro e due ore più tardi, giunto a pagina112, mi sorprendevo a pronunciare sottovoce, come le vecchie in chiesa che dicono il rosario, il sacro mantra della letteratura. Sissignori. Ma quale noir! Let-te-ra-tu-ra! Quell’impostore di Gizeta me l’aveva fatta. Cagliari era lì, in quelle pagine esatte e nitide, fotografata come forse solo Atzeni aveva cominciato a fare in lavori come Si. Otto! o Bellas mariposas. Cagliari, la città meno raccontata dagli scrittori sardi, la città meno raccontabile, adesso era lì. Valdo il suo eroe, Gizeta il suo cinico e amorevole cantore.

    Avevo conosciuto quest’ultimo tanti anni fa. Facevo l’imbucato in una redazione di una tv che aveva come slogan una cosa orribile come “la prima televisione sarda sul satellite” (con simili credenziali l’avrebbe attesa un futuro radioso, come sanno i cultori di gossip giornalistico isolano). Di quella redazione Gizeta era il caposervizio. Io arrivavo al pomeriggio, quasi come un clandestino, e nello stanzone c’era sempre e solo lui. Finito di leggere il tiggì dell’ora di pranzo, stava a scribacchiare al suo pc fin quando dalla stampante non fuorusciva l’ordine di servizio per la serata. L’assegnazione dei compiti ai colleghi diventava pretesto per esercizi di ironia pungente: ricordo un calembour, che qui ometto, su un assessore regionale che immortalava meglio di dieci editoriali il personaggio, il suo potere, la sua protervia, il suo padrinesco modo di essere.

    C’era in quelle note succose e irte come spilli qualcosa che mi colpiva. Mi pareva che Gizeta le usasse come contravveleno alla bruttezza del presente, di quel grigio presente che, come giornalista, gli toccava vivere e raccontare. Ci ho ripensato ieri quando, terminata la lettura dei Dettagli, m’è tornata in mente la famosa definizione che nomina la letteratura come mezzo di difesa dai dolori della vita. C’è in questi Dettagli un amore sconfinato per Cagliari, raccontata nei luoghi, negli umori, negli odori, nei toponimi. Una Cagliari sudicia, corrotta, bieca. E falsa, tremendamente falsa, fino a sembrare la sublimazione dell’ipocrisia. Una Cagliari vera e amara. Una Cagliari attesa da un futuro talmente squallido, vuoto, tremendo che sarebbe quasi meglio non averlo un futuro. Cagliari metafora della Sardegna attuale, ça vans sa dire. La trovata geniale di Gizeta è raccontare attraverso un eroe a rovescio, quel Valdo Norman il cui curriculum vitae è scritto nelle prime righe di questa pagina. Perciò Valdo ci piace. Mica per le solite ovvietà sul fascino del male. No: Valdo è lo scandaglio che affonda nella melma. Valdo è il rabdomante delle paure nascoste. Valdo è il traviatore delle coscienze malate. Valdo è una parte (piccola si spera) di noi stessi.

    A innervare la trama (ci importa davvero di quest’ultima? Solo gli sciocchi ormai leggono un noir o un giallo per scoprire chi è l’assassino o come è stata usata l’arma del delitto) c’è una scrittura sincopata, secca e incisiva. E la lingua, oscenamente perfetta. Euclidea direi se non fosse che, per uno come me che odia la geometria, il termine ha poco di positivo. Ho provato a trovare in questo linguaggio elegante e preciso un dettaglio fuori luogo. Così, per il gusto di fare la carogna e per confermare l’assioma secondo cui tutto, per essere perfetto, ha bisogno di un’imperfezione. Ho rimediato la miseria di un posizionato, termine al quale sono allergico. Un neo? Forse, ma solo un mentecatto si sarebbe allontanato dalle labbra di Marylin a causa del neo che vi stazionava nei paraggi… Perfezione raggiunta dunque, secondo l’assioma citato.

    Mi resta dunque da dire che vivrò nell’attesa del prossimo Valdo. E che è un vero peccato che il signor Gizeta si sia dato alla letteratura solo adesso che lo ha ghermito la senilità. Pare tra l’altro che da giovane fosse perfino un bell’uomo, con un sorriso magnetico e una chioma fluente. Ma sono cose di tanto tempo fa e nel frattempo sono morti tutti i testimoni oculari.

  4. Giampaolo Cirronis

    Presentato questa sera a Portoscuso il libro “Dettagli di un sorriso”
    di Giampaolo Cirronis, La provincia del sulcis iglesiente, 13 luglio 2013

    La sala Alcoa della Biblioteca comunale di Portoscuso, ha ospitato questa sera “Pillole di Parole”, anteprima della settima edizione del festival letterario “Parole sotto la Torre”, organizzato dal Comune di Portoscuso, con la collaborazione della Biblioteca comunale e dell’associazione “Noteapiedipagina”.
    La serata è stata dedicata alla presentazione del libro Dettagli di un sorriso
    di e con Gianni Zanata, Gaetano Marino e la tromba di Mario Massa.
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  5. Fabio Marcello

    Sorridere? È questione di dettagli
    di Fabio Marcello

    In principio, era il detersivo. Blu. Denso. Di quelli che fanno tanta schiuma. E che ipnotizzano Valdo, inchiodandolo davanti all’oblò della lavatrice, che gira e lava e pulisce tutto. Già, la pulizia. La mania (o il vero amore?) di una gran carogna di uomo, uno che della malvagità, del tradimento e della prevaricazione ha fatto uno stile di vita. Nemmeno a dirlo, un giornalista. Come Gianni Zanata, che ha dato vita alla figura di Valdo in Non sto tanto male (quarup editore, 96 pagine, 2011): «Ma nella mia professione ci sono anche brave persone», sorride l’autore. Indubbiamente un noir, il romanzo di Zanata. E senza lieto fine: «Può essere utile, forse, a vendere più libri, niente di più». Nel mezzo, le riunioni di redazione, le sedute dall’analista, il tentativo (mica tanto convinto, per la verità) di farla finita con la cocaina. E Bianca. La donna ideale. Anche se Valdo di lei non sa proprio nulla. O forse proprio per questo. Un mostro, o poco ci manca, questo Valdo Norman? «Guardate che la realtà quotidiana è infinitamente più mostruosa», avvisa lo scrittore. Che rivela sua strategia di sopravvivenza: «L’ironia. Nella vita e nei miei libri». In effetti, con Zanata è possibile dire cose serie senza mai rimanere seri. Le presentazioni dei suoi lavori sono scoppiettanti, mai una battuta a vuoto, un appesantimento. E quanti sorrisi. Anzi, quanti Dettagli di un sorriso (quarup editore, 128 pagine, 2012), il romanzo che segna il ritorno in scena del signor Norman: «L’avevo lasciato chiuso dentro una stanza, naturalmente bianca. Ero curioso di sapere che fine aveva fatto». Ha cambiato mestiere, Valdo. Non più giornalista, ora fa avanti e indietro per le strade della Sardegna invischiato in loschi traffici diretti da personaggi altrettanto loschi. Sempre peggio, dunque? «È molto più umano di tanti insospettabili personaggi che vivono nella nostra città», risponde Zanata riferendosi a quella Cagliari che, secondo l’autore, «non mostra mai il suo lato peggiore. E chi pensa che da queste parti “certe cose” non accadano, be’, mi fa tenerezza». Lo dice sorridendo, Zanata: «In genere diffido di chi sorride a metà. Il sorriso a metà è un sorriso che lascia sospesi. Non un passo avanti, non un passo indietro». Sapete invece cosa strappa sempre un sorriso allo scrittore? La musica. I libri di Zanata sono pieni di musica, e così il suo stile, fatto di variazioni di ritmo, crescendo e diminuendo, cronaca e lirica. Non ci credete? E se vi dicessero che sugli scalini della chiesa davanti alla quale Valdo Norman passa ogni mattina è possibile incontrare un ex giovane dagli occhi celesti, con una chioma dal colore e della consistenza della paglia? Uno secondo il quale «è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente»?
    Occhio ai dettagli…

  6. Matteo Sau

    Gioventù bruciata. L’amaro romanzo di Zanata
    di Matteo Sau, Unione Sarda, 30 marzo 2013

    Ci sono diversi metodi utilizzati per capire una persona: le parole, i gesti e gli atteggiamenti. C’è il modo di vestire, la musica che ascolta e il tipo di vita che conduce. Sono tutti elementi che vengono spazzati via quando è possibile riuscire a leggere dentro i Dettagli di un sorriso. È questo il segreto di Valdo Norman, protagonista dell’ultimo romanzo del giornalista e scrittore cagliaritano Gianni Zanata. Un anti-eroe dalla vita cupa, chiamato a difendersi da una società che, suo malgrado, gli ha voltato le spalle e l’ha obbligato a cambiare vita. La storia prende forma dentro una cartolina di solitudine e una musica di sottofondo: una copertina rock nella “desolation road” della statale sarda. Poi, il nastro viene riavvolto a ricercare, nel passato, i tratti “neri” che conducono all’epilogo consumato nel presente.
    A fare da tela alle spennellate improvvise dei flashback, ci sono frammenti di Sardegna, ma soprattutto di Cagliari, descritta in alcuni suoi luoghi significativi. Sembra una città semideserta, abitata soltanto dai personaggi che entrano nello spazio visivo e nei pensieri di Valdo, intento a scrutarne il sorriso. Dettagli di un sorriso è un romanzo noir, per la tipologia del racconto, ma in particolar modo per le suggestioni e i colori dei quadri narrativi che prendono forma, prima di tutto nella mente del protagonista prima ancora che nell’interazione tra i personaggi. Valdo è un uomo che riesce a stare solo in mezzo alle persone, incapace di vivere un rapporto normale con le donne che fanno parte della sua vita: amate e sopportate contemporaneamente. La sensazione della solitudine è quasi sempre affiancata alla musica che Gianni Zanata, da musicista esperto e appassionato, riesce a collocare all’interno del racconto come dei veli, quasi impercettibili, capaci di completare lo scenario e sostituire i pensieri dei personaggi. Nel racconto, poi, compaiono altre figure, amici come lo si può essere di una persona solitaria come Valdo Norman. Alcuni provengono dal suo passato che sembra quasi un’altra vita, normale, con un lavoro vero da cronista e un amore. Tutte le certezze frantumate e spazzate via da eventi dolorosi e violenti frutto di quel sorriso capace di scatenare reazioni incontrollabili. C’è un ex collega, un giornalista capace, che forse è ciò che più si avvicina al concetto di amico, e c’è il Vice Prefetto. Quest’ultimo è un personaggio controverso, rappresentante efficace di un potere che nelle viscere contiene gli elementi fondanti della corruzione, fatta di mezze parole, incontri brevi, ordini tassativi e ricatti. Con l’andare avanti del racconto, cresce sempre di più il senso di insofferenza da parte del protagonista, socio e nemico del Vice Prefetto, costretto a un rapporto di sudditanza del quale soffre, soprattutto, la mancanza di libertà.
    L’omaggio alla musica diventa carne e ossa attraverso un personaggio, Kurt Cobain. È così che Valdo chiama un mendicante, somigliante al cantante dei Nirvana, morto suicida nel 1994. Sono dialoghi fatti di pensieri, di domande senza risposta: unici momenti in cui sembra ammorbidirsi la corteccia dell’anti-eroe, affascinato dal suo alter ego musicale. Il racconto va avanti su una linea quasi mai dritta. Si ferma, ricurva sui pensieri, si arrotola ma poi finisce: perché anche nelle canzoni più belle accade così.

  7. Staff

    Gianni Zanata ad “Ananti de sa Ziminera” (intervista)

    Il romanzo inizia di notte, lungo la Statale 131 che è “una striscia scura e tremolante”. Dal finestrino entra odore di terra secca, sterpaglie bruciate e macchia mediterranea. La colonna sonora è un blues mercuriale e i pensieri di un uomo procedono con ritmo veloce e sincopato. Riguardano i rimorsi, il non guardarsi mai alle spalle, non lasciare niente in sospeso. I pensieri scorrono disordinati mentre osserva il corpo di una donna nel sedile posteriore.
    Dettagli di un sorriso è il nuovo romanzo di Gianni Zanata, giornalista e scrittore cagliaritano (Quarup, 12,90). Un romanzo nero, asciutto e svelto che ha come protagonista Valdo Norman, l’ex giornalista protagonista del libro precedente. Ora lo ritroviamo al servizio della criminalità: corriere della droga ed esecutore di lavori sporchi molto ben pagati. Spietato e solo, sullo sfondo di un’Isola che percorre da Cagliari a Olbia scandito da un monologo interiore e una serie di circostanze che assumeranno sempre più i contorni di un incubo. Zanata stanotte è uno dei protagonisti di Ananti de sa Ziminera Fèstival Literàriu Difùndiu oggi in programma a Nurachi. Alle 21 un reading, con la voce di Gaetano Marino e la tromba di Mario Massa.

    “Le presentazioni del romanzo cambiano ogni volta ma stiamo cercando di dar vita a una performance più consolidata”, racconta Zanata. “Capita di collaborare con più musicisti e attori, che portano quindi punti di vista diversi al testo. In questo caso le letture di Gaetano e la tromba di Massa di amalgheranno bene. Il mio è un lavoro di racconto, senza un canovaccio, dove racconto il libro e il lavoro dietro al libro, con dei monologhi che fanno da apripista ai reading e alla musica”. “Iniziative come quella di questo festival sono fondamentali”, prosegue Zanata parlando di Ananti de sa Ziminera. “Mi sono reso conto del lavoro splendido organizzato dalle consulte giovani. L’anno scorso mi è capitato con quella di Solarussa. Durante una presentazione in sala c’erano duecento ragazzi e quasi ti sorprendi che in un paese nell’Isola, oggi, possano esserci duecento ragazzi. Ecco, col lavoro delle consulte si creano situazioni incredibili. Molti ragazzi studiano a Cagliari, a Oristano o fuori dalla Sardegna ma continuano a operare nel paese. È l’unica possibilità che abbiamo per consentire ai piccoli paesi di sopravvivere: cultura, aggregazione, momenti di vita sociale”.

    Tornando al libro, una delle curiosità intorno alla figura del protagonista del romanzo è che si tratti di un ex giornalista, tratteggiato, nel romanzo precedente, come un uomo che sul lavoro non aveva esattamente un’elevata moralità. “Diciamo pure che era uno stronzo”, ride Zanata. “Non tutti i giornalisti hanno un grande spessore morale, diciamo, ma è vero che si può dire per qualsiasi campo di lavoro. Certo questo mestiere ti pone di fronte a delle situazioni che stimolano atteggiamenti di un certo tipo. Ad esempio nel caso della cronaca nera, andare a scavare nel profondo delle persone colpite da un delitto, può rivelare un atteggiamento morboso e anche cattivo. Certo Valdo era esasperato: sarebbe potuto essere un magistrato, un manager, un avvocato. Mi interessava creare una maschera del potere”. E nel nuovo romanzo, che ormai il potere lo ha perso ed è diventato, di fatto, un criminale, è un uomo solo e la sua cattiveria è l’unica forma di sopravvivenza che ha. Non riesce a vivere nemmeno in comunità ristrette. C’è in lui un cinismo che è la cifra del suo agire, senza che nemmeno forse se ne renda conto. Questo non lo redime. È una parte di noi, che ci appartiene”,

    Per chiudere, abbiamo chiesto a Zanata di consigliarci due romanzi. “Acqua scura di Joe Lansdale. Mi piace citare una prefazione che ha scritto Niccolò Ammaniti: consiglierei di imparare a leggere solo per il gusto di rileggere lui. Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli. Uno scrittore che mi ha ammaestrato alla lettura, invogliato a leggere e a scrivere.”

  8. Laura Cabras

    Sfumature dell’ironia
    di Laura Cabras

    Nuovo lavoro del giornalista-artista Gianni Zanata: Dettagli di un sorriso.
    È un romanzo dai colori sfumati di noir, un noir non solito, dove la quotidianità del protagonista Valdo Norman, ex giornalista, diviene parte centrale della vita degli altri protagonisti e che attraverso il viaggio dei ricordi e il viaggio sulla strada statale 131 della sua Sardegna segna in maniera narcisista, ironica e spesso cattiva, i tratti e i significati di un sorriso.
    Valdo oggi è al servizio del crimine: è un corriere della droga, effettua i suoi viaggi con la 24 ore e non teme nulla e nessuno, anzi.
    Si potrebbe definire un uomo-lupo che al calar del sole si trasforma. I segni intangibili delle sue storie passate gli segnano il cammino ed il suo non amare le donne: Bianca, che è anche la protagonista di un precedente romanzo e che poi l’aiuterà…, e Jarmila, donna della Repubblica Ceca che per vivere si deve prostituire. Ha per caro amico un vice prefetto, uno che procura “lavoretti”.
    Poi c’è Kurt Cobain, un uomo che sta davanti alla chiesa ogni mattina, che ha una barba salottiera, ed i loro sguardi si intrecciano ma tutto finisce lì.
    Kurt Cobain però è morto, ed allora? Sorrido.“I sorrisi sono come i pensieri: vanno interpretati. Non un’interpretazione qualsiasi, così son capaci tutti. Pensieri e sorrisi son figli della stessa madre”.“I dettagli di un sorriso, invece, sono importanti. In genere diffido di chi sorride a metà.”
    Il romanzo ci parla anche di Cagliari, una città dove il detto e non detto è vigile all’occhio del lettore, dove chi pensa che la città sia esente da mafia e massoneria sbaglia, dove i colori e le sfumature del sorriso anche del cielo o di un caffè sfuggono se non ci si sofferma ad osservare.
    Il romanzo ci mette dinanzi alla realtà che tutti i giorni viviamo, e le sfumature di un sorriso ci aiutano a superare ed ironizzare ciò che ci accade.
    Dettagli di un sorriso consta di 118 pagine, è edito da Quarup, nella collana “Il buio
    fuori”, costo € 12,90.
    La copertina scelta dall’editore vuol evidenziare come dal buio il corpo non è solo corpo, ma anima che sprigiona i più intimi e maliziosi dettagli.

  9. Tonino Oppes

    Làggere
    di Tonino Oppes

    Dal minuto 16’27”. Se guardate anche il resto capirete che il Cagliari NON gioca in un kartodromo dismesso (Zanata forse sì).
    Leggi la recensione nella sua pagina web

  10. Veronica Matta

    “Dettagli di un sorriso”: un libro nero non un noir
    di Veronica Matta

    “Dettagli di un sorriso”: un libro nero non un noir, ci infiliamo dentro un mondo deviato con Valdo, direttore di un giornale che ne combina di cotte e di crude. Personaggio che Zanata eredita dal precedente libro “Non sto tanto male”. Valdo, autore del delitto commesso in quella stanza bianca, la farà franca perché potente, ma la pagherà in altro modo. Il protagonista convive con le sue paure ma ciò non gli impedisce di diventare più cinico e più cattivo. Compassione per il maligno? Un patto col diavolo, l’editore diventa una pedina di quella Cagliari nera che noi non conosciamo, che viaggia tra la legalità e la non legalità.
    Ma è la musica che fa da sottofondo al racconto, il rock and roll. Citazioni più o meno esplicite, ma sono i Rolling Stone a condurre Valdo da quella stanza bianca verso l’uscita.
    D’inverno si insinua nella mente della gente la tristezza, il freddo devitalizza in un certo senso. Dettagli di un sorriso parla anche di sorrisi, di Cagliari e di Valdo. Una Cagliari che partorisce se stessa, che non sa dare risposte; una città in cui non basta il vento a portare via la puzza dei vigliacchi. Perché a Cagliari non è che c’è sempre il sole!

    Come nasce questa nuova avventura editoriale?
    “Dettagli di un sorriso” nasce perché sia l’autore che l’editore, Quarup, erano curiosi di sapere che fine avesse fatto Valdo Norman, che cosa stesse facendo, che cosa sapessimo di lui e delle sue intenzioni. In conclusione di “Non sto tanto male” lo avevamo lasciato chiuso in una stanza bianca. Bianca come la sua ossessione amorosa. Bianca come la cocaina. Bianca come la purezza dei sentimenti. Bianca come la luce di Cagliari, città che avevamo voglia di raccontare in un modo diverso dal solito, fuori dai cliché e dagli stereotipi, scorrazzando in piena libertà. Valdo era l’uomo che faceva per noi. Così lui è tornato. Di nuovo protagonista, di nuovo pronto a ricrearsi una vita, se mi passi il termine. Un uomo in parte cambiato ma fedele ai suoi princìpi quasi nichilisti. L’idea del sequel è nata proprio con questo spirito: rimettere in pista un personaggio cattivo, sfruttando tutte le sue capacità di rendersi crudelmente affascinante e terribilmente stronzo. Leggere “Dettagli di un sorriso” è un po’ come imbarcarsi per un viaggio noir e spietato. Un viaggio nella regione più bella che c’è, in Sardegna, s’intende, ma fuori dalle rotte consolidate, o da quelle turisticamente inappuntabili.

    Valdo è un personaggio che gode della sofferenza altrui. È un’anima nera della Cagliari che si racconta?
    Sì, Valdo è un personaggio molto cattivo. Gode della sofferenza altrui, ne trae beneficio. È come se lui si cibasse delle ansie e dei dolori di chi gli sta accanto. Non credere che non esistano persone del genere. Io ne conosco, di persone così. Quel genere di persone che al mattino, appena alzate, la prima cosa che pensano è: “chi sarà la mia nuova vittima, oggi, a chi farò del male, con chi saprò essere tanto feroce e crudele?”. Sono numerose, le persone così, te l’assicuro. Non le individuiamo facilmente. Perché si mimetizzano alla perfezione. Spesso ricoprono ruoli importanti nella società. Spesso hanno una famiglia, e nella vita di tutti i giorni indossano la maschera della bontà, della gentilezza e dell’altruismo. Ma è solo una maschera, appunto, dietro la quale si nascondono odio e livore in abbondanza, e tanto cinismo. Guarda, ora che ci penso, ti dico che Valdo, tutto sommato, è persino più umano delle persone reali che ti ho appena descritto. Nulla di sorprendente, sia chiaro. Valdo è un personaggio di carta. E i personaggi di carta, a differenze dei veri cattivi, sono sempre rivestiti di una patina di solido sentimentalismo.

    È un monologo più o meno continuo, in cui viene introdotto un personaggio di disturbo. Uno strano personaggio che sta sugli scalini della Chiesa e che Valdo incontra quotidianamente quando esce da casa ogni mattina. Ha gli occhi celesti e i capelli stepposi, ma non è un accattone. Chi è?
    Ma è Kurt Cobain! Sì, insomma, dovrebbe essere lui. Kurt Cobain. Anche se in realtà Kurt Cobain dovrebbe essere morto. Morto e sepolto. Da un pezzo. Eppure questo tizio con gli occhi celesti e i capelli stopposi gli somiglia parecchio, a Kurt Cobain. Invecchiato, senza dubbio. Invecchiato anche male, a dirla tutta, Kurt Cobain. Pensa tu. Kurt Cobain. E se non fosse lui? Già. Ma questo è uno dei misteri del libro. E lasciamo che siano i lettori a scoprire che cosa ci fa Kurt Cobain – ammesso che si tratti di Kurt Cobain – a Cagliari, seduto sugli scalini davanti a una chiesa. In realtà, che si tratti di Kurt Cobain o meno, la verità è che mi sono proprio divertito a farli dialogare, lui e Valdo. Potrei cavarmela dicendoti che è uno dei tanti riferimenti musicali, più o meno espliciti, presenti nel libro. E ce ne sono proprio molti, di indizi musicali, tra citazioni e canzoni e artisti e suoni e dischi infilati nei jukebox o ascoltati alla radio. Ma Kurt Cobain è qualcosa di più di una citazione. Ti faccio un esempio. “Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”, è ciò che ha scritto Cobain nella sua lettera di addio riprendendo il verso di una canzone di Neil Young. Ecco, quello è un verso che potrei cucire addosso a Valdo Norman, è un abito mentale che secondo me lui indosserebbe alla perfezione.

    I dettagli di un sorriso sono importanti e il protagonista lo sa bene. “Più ci penso e più mi sento cattivo”. Un giornalista tormentato, la cui storia d’amore svelerà alcuni particolari cinici di questo personaggio per il quale le donne non sono altro che un mezzo. In che modo?
    Valdo non fa differenze tra uomini e donne. L’obiettivo è sempre lo stesso: godere dell’infelicità e della sofferenza altrui. Da questo punto di vista, Valdo applica senza pregiudizi il concetto delle pari opportunità. Forse nel racconto precedente Valdo appariva più sentimentale. Sicuramente lo era, ma alla sua maniera. Adesso le cose sono cambiate. Nella vita di Valdo non c’è troppo spazio per le sdolcinature. Né sono in grado di fargli cambiare idea le due protagoniste femminili della storia, Bianca, la giovane studentessa sulla quale s’erano concentrate le attenzioni morbose di Valdo in “Non sto tanto male”, e Jarmila, una donna dal vissuto turbolento e misterioso, con la quale Valdo intreccia rapporti prevalentemente basati sul sesso. Le donne sono un mezzo, per Valdo. Ma del resto lo sono anche gli uomini. Rappresentano pedine, a volte ostacoli più o meno ingombranti, a volte ancora semplici elementi di complemento. Non c’è comprensione verso il prossimo, nei suoi pensieri e nelle sue azioni. Nemmeno pietà a buon mercato. E alla fine lui stesso si rende conto che è davvero così: più ci pensa, più scopre di essere diventato cattivo, molto più cattivo di quanto già non lo fosse.

    Nei tuoi numerosi reading a cui abbiamo partecipato, sostieni che i sorrisi sono come i pensieri; che bisognerebbe diffidare di chi sorride a metà, e che sorridere a metà sia tipico degli sposi agli altari. Quanto sono importanti nella vita di tutti noi i dettagli di un sorriso?
    Non ne ho idea, sul serio, non saprei cosa dirti. Anzi, guarda, m’è venuta un’idea: lascio che sia Valdo a risponderti. Secondo me lui ti risponderebbe così. I dettagli di un sorriso? Sono importanti i sorrisi, soprattutto. E anche i dettagli, ovviamente. Ma senza i sorrisi non ci sarebbero nemmeno i dettagli, ça va sans dire. I sorrisi sono merce preziosa. Troppo spesso si sorride a vanvera. Senza alcun motivo. O semplicemente per cortesia. Ecco, credo sia sbagliato. Si può essere cortesi, ma non è necessario sorridere. Dovremmo offrire i sorrisi alle persone che davvero se li meritano, non a chiunque. Io non so che cosa se ne possa fare, di un mio sorriso, uno che non se lo merita. Non mi piace l’idea che qualcuno possa disporre di un mio sorriso senza che abbia fatto nulla per guadagnarselo. Non mi piace l’idea che qualcuno possa guarnire i suoi pensieri impadronendosi dei miei sorrisi. È un’idea che non mi piace. Mi turba. Anzi, se proprio lo vuoi sapere, mi fa incazzare.

  11. Luciano Luciani

    “Dettagli di un sorriso” di Gianni Zanata
    di Luciano Luciani, Libere Recensioni, 4 febbraio 2013

    Romanzo singolare, questo Dettagli di un sorriso di Gianni Zanata, solo in parte assimilabile ai recenti noir italiani, ormai troppo simili l’uno all’altro e pubblicati più che altro perché il genere dopo quasi vent’anni tiene e ‘tira’ ancora.

    Protagonista indiscusso, presente dalla prima all’ultima pagina di questa storia dai bordi affilati e velenosi, un cattivo a tutto tondo. Un malvagio totale e compiaciuto di esserlo, in tutto e per tutto un degno figlio della inabitabilità del nostro presente e della catastrofe etica e culturale che è davanti ai nostri occhi, Si chiama Valdo Norman ed è un ex giornalista specializzato in sputtanamenti a comando e ricatti su commissione. Riciclatosi come ‘operaio specializzato’ al servizio dei poteri criminali, consegna e riceve valigette ventiquattrore piene zeppe di droga o di soldi e non si fa particolari scrupoli nell’eseguire incarichi tanto delicati quanto sporchi. Vive solo: è un ‘lupo solitario’, privo però della primordiale nobiltà dell’animale dei boschi. Aggressivo e violento è forte coi deboli, subalterno verso i forti: soprattutto un Vice prefetto, “un carissimo amico”, uno che procura lavoretti extra legali e pericolosi ma ben pagati.

    Inusuale, poi, lo sfondo che fa da scenario alle sue imprese di operatore dell’illegalità: non Roma o Milano, ma la Sardegna. Olbia, Sassari, Villasimius, Tortolì, Lanusei, Porto Torres e soprattutto Cagliari… “Mi fanno ridere quelli che pensano che Cagliari sia una città diversa dalla altre. Quelli che pensano che certe cose a Cagliari non si facciano. Quelli che pensano che Cagliari tutto sommato non sia nemmeno una città meridionale. Quelli che pensano che a Cagliari la mafia non ci sia. Quelli che pensano che a Cagliari conti soltanto la massoneria”. Una Sardegna non solo cartolina per turisti, ma realtà contraddittoria, dove vallate dalla natura rigogliosa e stagni protetti abitati da fenicotteri rosa si alternano a ‘luoghi non luoghi’: supermercati, fabbriche dismesse, scheletri di casupole, ruderi di ex miniere, agglomerati di case popolari, cortili di sfasciacarrozze…

    Un mondo in rovina con la nostalgia del bello raccontato dietro la cifra del poliziesco che, nonostante l’usura di troppi autori, libri e collane continua a rivelarsi come il genere più capace di raccontare la vischiosa e opaca politicità della vita quotidiana, l’ambiguità delle relazioni sociali, l’imbarbarimento del senso comune diffuso. L’unico, almeno a parere di chi scrive, in grado di elencare con precisione entomologica i segni quotidiani che muovono nella direzione di un abisso di cui non riusciamo ancora a immaginare i contorni. Un noir rude e violento, ironico e feroce, che viene partecipato al Lettore in una scrittura urgente e precipite: la più adeguata per portarsi vicino al nocciolo duro e tossico del male e provare a svelarne il senso o la sua assoluta mancanza.
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  12. Samak

    “Dettagli di un sorriso” di Gianni Zanata
    di “Samak”, Liberos.it

    Mi accingo a leggere Dettagli di un sorriso molto curiosa di scoprire se reggerà il confronto con Non sto tanto male, sempre di Zanata, non è facile!). Il libro comincia bene, ritmo serrato, descrizioni vivide, quasi onirico e, dopo poche pagine, una bellissima sorpresa (e lo è davvero, meno male che non leggo i risvolti di copertina, disgraziati, che ci mettono sempre tutto, in quelle poche righe!): è lui, è tornato!, che bello!
    Continuo a leggere e i sentimenti cambiano… quel che prima era immaginato, ora è agito, vissuto… mamma mia, non sono d’accordo, Gianni, che hai fatto? Perché io me la prendo sempre con lui, lo scrittore, mica con il personaggio, è inutile che dica: i personaggi hanno vita propria, una volta creati, non ho più il controllo sul loro

    evolversi, etc. etc. etc. Eh, no, scrittore, assumiti le tue responsabilità, forse che guardare una foto di Stephen King non ti dice già tutto, su chi inventa cosa??? Tanto per dirne uno! Comunque, proseguo, un po’ inquieta, un po’ infastidita, ma sempre curiosa … e il libro ti prende, non c’è niente da fare, come l’altra volta DEVI leggere, scoprire cos’altro ha in testa, cos’altro succederà e tra suoni, colori, odori, manie (quanto ti riconosci, a volte in queste manie, magari un po’ più soft, ecco, magari!) arrivi al crescendo finale, leggi l’ultima pagina, sospiri e pensi: porca miseria, me l’ha fatta un’altra volta, ‘sto Gianni Zanata!

  13. Alfredo Ronci

    Gianni Zanata, “Dettagli di un sorriso”
    di Alfredo Ronci, Il Paradiso degli Orchi

    Per caso ho avuto modo di leggere una dichiarazione dell’autore su facebook in cui ha confessato, nonostante un’insegnante poco capace, che non ce l’ha fatta a diventare nella vita un grandissimo stronzo.
    In compenso in questa sua prova narrativa ha costruito un personaggio, Valdo, veramente ma veramente stronzissimo.
    Forse Zanata non ha avuto un professore che l’ha saputo ‘elevare’, però con gli anni è riuscito ad elaborare una scrittura che tutto sommato non è ‘accia’.
    Facciamo un esempio (e che in qualche modo specifica anche il titolo del romanzo): Il sorriso a metà è il sorriso del mondo. Domande e rimandi di Dei senza sfondi. Il sorriso a metà è un sorriso già oriundo. La tela del ragno, la sponda del fiume, un errore rotondo.
    I dettagli di un sorriso sono importanti. In genere diffido anche di chi sorride fenicio. Il sorriso fenicio è un sorriso segreto. L’incrocio proibito di un amore che muore, un lamento squillante. Il sorriso fenicio è il sorriso di genti in castigo, notti fredde, angeli senza parola. Il sorriso fenicio è il sorriso del cocchiere che frusta i cavalli, una corsa sacrilega verso il mattino.
    Ecco, a parte il passo del cocchiere (vorrei proprio chiedere all’autore dove lo vede di questi tempi), il resto mi sembra una narrativa capace, senza essere geniale o talentosa, ma forte di una proprietà che spesso è chimera nella letteratura giovanile contemporanea.
    Nulla di sensazionale, intendiamoci, ma un piccolo lume in questa terra oscura e grigia.
    Ma il resto?
    Il resto non sbanda, ma vorrei vedere Zanata affrontare questioni lontane dalla moda di oggi. Sì perché Dettagli di un sorriso è un noir, e come tutti i noir che si rispettino, deve contenere alcune regole, fissate da chi non si sa, ma pur sempre vigenti.
    Il Valdo di prima è un ex giornalista con chiari problemi psicologici che, una volta commesso un delitto, viene preso sotto le ali amorose di un Vice Prefetto, suo amico, che lo utilizza come corriere per spaccio di stupefacenti. Ma Valdo ha una personalità schizoide, quindi poco gestibile, ed infatti alla fine combina un gran casino.
    Non aggiungerei altro: il libro è rapido nella consultazione (poco più di un centinaio di pagine), svelto nella sua struttura consolidata e qua e là, come abbiamo già accennato, esibisce qualche florilegio linguistico, qualche stacco stilistico che non può che far bene.
    E’ ancora troppo poco, sia per un noir, che per un romanzo tout court, ma contrariamente a molti altri scrittori emergenti, vedo in Zanata un quid sospeso che mi fa ben sperare.
    Poi… è sempre in tempo a diventare uno stronzo.
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  14. Marcella Onnis

    Perchè leggere “Dettagli di un sorriso” (e “Non sto tanto male”) di Gianni Zanata
    di Marcella Onnis, Il mio giornale.org

    C’è chi la sera guarda Report in tv, c’è chi legge Non sto tanto male e Dettagli di un sorriso di Gianni Zanata. La differenza potrebbe sembrare notevole, ma lo è meno di quanto sembri: sia l’uno che gli altri raccontano, infatti, il marcio che si nasconde dietro il velo di rispettabilità o, perlomeno, di accettabilità che ammanta la nostra società. Stolto, infatti, credere che le vicende (compresa la discutibile gestione di un giornale) in cui si trova invischiato Valdo Norman, protagonista degli ultimi due romanzi di Zanata, non abbiano nessun appiglio con la realtà, soprattutto considerato che l’autore è anche giornalista. Certo, si tratta di opere letterarie e non di cronache, ma dice bene lo scrittore nei ringraziamenti finali di Non sto tanto male: «La storia narrata in questo libro è una storia di pura fantasia. La realtà, si sa, è ben più folle». A metterci in allerta, però, è soprattutto questo passaggio del suo ultimo libro, Dettagli di un sorriso:
    «Cagliari è una città che di bello ha una cosa: non mostra mai il suo lato peggiore. Dietro la maschera del falso decoro, si cela il volto della depravazione, dell’inganno e dell’ipocrisia.
    […]
    Mi fanno ridere quelli che pensano che Cagliari sia una città diversa dalle altre. Quelli che pensano che certe cose a Cagliari non si facciano. Quelli che pensano che Cagliari tutto sommato non sia nemmeno una città meridionale. Quelli che pensano che a Cagliari la mafia non ci sia. Quelli che pensano che a Cagliari conti soltanto la massoneria.
    Cagliari.
    Cagliari è un confessionale per anime amletiche. Cagliari ha un cuore tarlato.
    Cagliari si fa in fretta a capirla. Cagliari partorisce se stessa. Cagliari non sa dare risposte. Cagliari come una mela, croccante e acidula.
    Cagliari che non basta il vento a portar via la puzza dei vigliacchi.
    Cagliari che non è vero che c’è sempre il sole.»
    (E qui cagliaritani e sardi tutti ringraziano l’autore per aver sfatato questo luogo comune.)
    Dunque, dove sta la differenza sostanziale tra il “metodo Report” e il “metodo Norman”? Innanzitutto, nel fatto che il secondo denuncia le storture in un modo sicuramente più affascinante di un’inchiesta giornalistica; in secondo luogo, il “metodo Norman” consente eventualmente allo spettatore/lettore di placare l’ansia e salvaguardare il fegato rassicurandosi con un “suvvia, è solo finzione!”. Dettagli non di poco conto.

    Ma veniamo a questo personaggio: Valdo Norman. Nel primo libro che lo vede protagonista capiamo da subito che è un tipo “geneticamente bastardo”, uno al cui confronto il Mystery Shopper di Antonio Bachis è un gentiluomo.
    Eppure, quando Valdo dice alla sua analista «[…] Siamo tutti diversi da ciò che pensiamo di essere. In fin dei conti, vorremmo essere un altro. […] Sono sicuro che c’è qualcun altro, in giro, […] che magari vorrebbe essere me.», per un attimo viene da rispondergli che ha ragione, che delle volte vorremmo proprio essere lui. Perché, ammettiamolo, le facce di bronzo come lui ci riempiono di sdegno, ma in alcune occasioni anche di invidia: loro sì che hanno capito come va il mondo e non si lasciano fregare; loro sì che tengono sempre il coltello dalla parte del manico; loro sì che cadono sempre in piedi; loro sì che non hanno rimorsi e non si fanno il sangue amaro per avervi diluito i non detti e i non fatti, loro sì che, anche in amore, riescono a conquistare le “prede” ambite … Fino a che Valdo non ne combina una delle sue o ricorda orribili gesta del suo passato e allora concludiamo che no, tutto sommato, preferiamo essere così come siamo. Tuttavia, bianco e nero non sono categorie adatte a giudicare gli animi umani, per cui anche l’essere più cinico, che magari ha compiuto pure qualche gesto imperdonabile, può racchiudere un nocciolo romantico e sensibile. E Valdo Norman non fa eccezione:
    «Questa mattina, con una giornata così dolce, con il sole che piroettava in cielo, il balenio dei riflessi sul mare, e la fragranza dell’ambra aspersa sui vicoli della Marina, con i ricordi avvolti nei sortilegi, le parole mute, i gigli sul davanzale; questa mattina, con il vento che si diluiva nel lindore della quiete, nell’impasto salato di un pianto malinconico; questa mattina, mentre guardavo fuori dalla finestra, e dentro di me sentivo lievitare un germoglio di forza; questa mattina, che non era una mattina come le altre, perché le mattine come le altre le conosco bene, le mattine come le altre hanno l’odore acre dell’abbandono e il brivido triste dei rimpianti; questa mattina, con una giornata così dolce, m’è venuto da pensare che, forse, tutte le cose brutte del mondo fanno parte di un unico sogno orribile.»

    In Dettagli di un sorriso qualcosa cambia: c’è un’evoluzione del personaggio (che va a braccetto con una variazione stilistica rispetto al libro precedente) che lascia sbalordito il lettore. Lungi da me anticiparvi come e perché, visto che uno dei maggiori pregi di questo romanzo sono i colpi di scena e l’intreccio, intessuto con un’apprezzabilissima tecnica, degna di film come Pulp fiction, The snatch, Revolver o Sin city. Vi anticipo solo che Valdo, come ha efficacemente sintetizzato una lettrice con cui ho scambiato qualche opinione, diventa “un personaggio socialmente inaccettabile”, uno che quando, con cinismo, schernisce chi usa espressioni come “il freddo mi intristisce, mi devitalizza” ci sta mostrando il suo lato meno stronzo. Uso questa parola perché sicuramente Valdo gradirebbe ancor meno del Mystery shopper aggettivi più educati. Il signor Norman, infatti, è uno che degli eufemismi non sa che farsene: questo il suo autore lo sa e gli attribuisce un linguaggio scurrile che potrà disturbare qualcuno, ma che è segno di abilità artistica poiché rispetta la “verità del personaggio” (quando mai, nella realtà, un tipo simile userebbe espressioni come “accidenti”, “prendere in giro”, “caspita”).

    Concludendo, perché leggere Dettagli di un sorriso (e Non sto tanto male)?

    Primo, per quanto detto inizialmente: per capire cosa si muove sotto pelle nelle nostre città.

    Secondo, perché se – come la sottoscritta – avete una passione per i sorrisi, non potete perdervi l’ultima creatura di Zanata (ma, per gustarvela bene, vi consiglio di leggere prima l’episodio precedente) e le sue lezioni sul tema, come questa:
    «I sorrisi sono come i pensieri: vanno interpretati.
    Non un’interpretazione qualsiasi, così son capaci tutti.
    Pensieri e sorrisi sono figli della stessa madre. Un sorriso alla rinfusa prima o poi fa una brutta fine, finisce per non essere più neanche un sorriso. I sorrisi non si regalano.
    Io mi sono accorto di una cosa. Mi sono accorto che ci sono sorrisi senza dettagli, senza inclinazioni.
    I dettagli di un sorriso, invece, sono importanti.
    In genere diffido di chi sorride a metà.
    Il sorriso a metà è un sorriso che lascia sospesi. Non un passo avanti, non un passo indietro.
    Il sorriso a metà è il sorriso degli sposi davanti all’altare, tra nude lacrime e cocci di vetro.
    Il sorriso a metà è il sorriso del mondo. Domande e rimandi di Dei senza sfondi. Il sorriso a metà è un sorriso già oriundo. La tela del ragno, la sonda del fiume, un errore rotondo.
    I dettagli di un sorriso sono importanti.»

    Terzo, perché ci sono libri che non si propongono di insegnare qualcosa, eppure ­- neanche troppo tra le righe – di messaggi sulla società, sugli esseri umani, sulla vita ne contengono più di uno. Accade quando lo scrittore possiede grandi qualità. E Gianni Zanata di grandi qualità ne possiede molte: moderno nel rispetto delle proprie radici; brillante e sensibile ad un tempo; originale per istinto naturale e non per bisogno di apparire; talento da alchimista nel miscelare musica e letteratura; sguardo lungo ben oltre il proprio naso…
    E questi no, che non sono dettagli.

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  15. Cristiano Sanna

    “Dettagli di un sorriso”: quelli che vede un cattivo senza redenzione
    di Cristiano Sanna, Spettacoli Tiscali

    Cosa è successo dopo il finale “tutto bianco” di Non sto tanto male? Gianni Zanata, giornalista e scrittore, rimette on the road il suo Valdo Norman, il quale riprende a correre libero, selvaggio e cattivo come se lo ricorda chi ha letto il primo libro che lo vedeva protagonista. In Dettagli di un sorriso (edito da Quarup) Valdo non è più il potente e corrotto giornalista che passava le giornate tra le ossessioni per detersivi e altri liquidi pulenti, la vessazione dei redattori e l’amore ossessivo per Bianca. Anzi, quella ossessione torna, ma è la vita di Valdo ad essere cambiata.

    Marionetta scoordinata – “Ripulito” dall’omicidio commesso nell’altro libro, in Dettagli di un sorriso Valdo è diventato un corriere. Droga, armi, malaffare. A tirare le fila dei traffici è il viceprefetto della sua città, una Cagliari purescia (termine gergale sardo per indicare qualcosa che puzza) e in cui non c’è sempre il sole, lontana dagli stereotipi da paradiso mediterraneo, e dove la corruzione sembra mangiarsi, insieme alla salsedine, perfino i muri delle case. Ma Valdo è una marionetta costruita per sfuggire al controllo e rivoltarsi contro coloro che credono di averla in pugno. Viaggia da un capo all’altro di una Sardegna in cui i luoghi hanno il loro nome reale, senza mitizzazioni ed “esotismi” che passano per toponimi di fantasia che si trovano in troppi altri libri ambientati nell’isola.

    Kurt Cobain, forse sì, forse no – Poi c’è Bianca, sempre lei, che ritorna fra un incontro e l’altro di sesso a pagamento. C’è lei e un’altra ragazza, immigrata e inguaiata. A sparigliare le carte. Proprio come quello strano pastore sardo dalle fattezze di Jerry Garcia, defunto chitarrista dei Grateful Dead. O Kurt Cobain dei Nirvana, leggermente invecchiato, che continua ad apparire a Valdo sui gradini di una chiesa. Una spirale che precipita Valdo all’origine del suo stesso male, mentre il mondo attorno perde le fattezze reali e perfino i dettagli di un sorriso possono ingannare. In maniera fatale.

    21 dicembre 2012

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  16. Vincenzo Soddu

    Valdo sta bene…
    di Vincenzo Soddu

    Chi è veramente Valdo Norman?

    Un uomo solo?

    O un manager di successo?

    D’accordo, le due cose vanno spesso assieme, ma oggi non è più così… o una cosa o l’altra… Valdo Norman è un uomo solo, con le sue fobie, la sua ansia autodistruttiva, i suoi rancori infantili che lo portano a odiare tutti…

    Direttore di un giornale in crisi, come tutti i giornali, come tutto, oggi, in una società troppo competitiva, è quasi vittima delle scelte che gli vengono imposte, benché lui le traduca con immediata cattiveria.

    Poco importa a lui, finché c’è la psicanalista che gli permette di mentire e continuare a considerarsi una vittima, lui, della società.

    Poi, d’un tratto, arriva Bianca…

    Bianca è il sogno a cui ha diritto ogni uomo, buono o cattivo che sia… la spia, la segue, compra le caramelle, i gioielli che piacciono a lei…

    Ma Valdo con Bianca torna bambino, e non avendo il coraggio di affrontarla ne assorbe unicamente le umiliazioni, riflesso impotente di un’esistenza normale, quella di una ragazza di vent’anni con una vita ed un ragazzo normale…

    Valdo allora l’analizza, la giudica, acquistando sicurezza soltanto quando lei è a sufficiente distanza, ne odia le scelte, giudicandole non appropriate al buon gusto che lei possiede, o che forse Valdo vorrebbe possedesse…

    Tutto procede su un piano quasi surreale, parapsicologico, finchè, un giorno, alla sua porta si presenta proprio il ragazzo di Bianca…

    Gianni Zanata mostra con grande abilità e stile accattivante le due facce della solitudine, eterno tema variamente trattato da Dostoevskij in poi…

    Non sto tanto male è un piccolo gioiello, particolare, unico come lo sono i veri gioielli…

    Ha soltanto un anno, e Gianni avrebbe potuto ancora sfruttarne il fascino in ulteriori presentazioni, come fanno alcuni suoi colleghi, ma lui no, ha voluto spiazzare tutti, facendo uscire il secondo capitolo della storia, interrompendo il rapporto ancora fresco con il primo…

    E non ha riproposto un secondo capitolo seriale della saga… ha scompaginato le carte, trasformando Valdo in un altro personaggio, liberandolo delle false sicurezze del primo, facendo deflagrare le energie fino a quel momento sopite…

    Valdo lascia il lavoro, lascia la psicanalista e vive finalmente in una dimensione non più repressa dagli istinti, fino a quando…

    La storia riparte, questa volta con un folgorante flashback psicanalitico, tra assordanti riff e scenari da film…

    Fino ad un inseguimento finale, che svela più di un mistero…

    Il coraggio di Gianni consiste nel non essere mai uguale a se stesso.

    E questo coraggio va premiato…

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